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I STRADINOM

Da molti anni a Valenza, come del resto in tutti i paesi dove quasi tutti gli abitanti si conoscevano, era consuetudine affibbiare a quasi tutti i compaesani un soprannome, in stradinòm.

 

Il soprannome era necessario per poter identificare una persona cui spesso, il nome o il cognome non lo si conosceva.

Questa usanza diventava quasi indispensabile nei casi di omonimia, poiché, essendo tradizione rinnovare ai nascituri il nome di un congiunto, ci si trovava (ad esempio per i maschi), con una serie infinita di Luigi, Francesco, Giuseppe.

Anche per il cognome, a volte uguale, sovente veniva chiesto: il tale, come fa di soprannome? (‘cmé c’àl fa ‘d stradinòm?) poichè il soprannome era quello che lo distingueva e ne faceva il suo segno distintivo. Rispetto ai cognomi, i soprannomi avevano un vantaggio: erano più adeguati alla persona per le sue caratteristiche, oppure era stato ereditato dalla famiglia. A volte erano affibbiati in modo brutale e riferiti senza ipocrisie a difetti fisici evidenti, malgrado ciò, venivano quasi sempre tollerati dagli stessi interessati, senza manifestare contrarietà. Ma chi stabiliva i soprannomi? Mah... vallo a sapere!

 

L’elenco che segue riporta, oltre a quelli coniati ultimamente, anche quelli tramandati, in parte scritti e in parte oralmente, da oltre un secolo. Ginetto Prandi, uno tra i più popolari valenzani, cultore appassionato di dialetto, fiancheggiato e assistito dall’inseparabile Franco Castellaro, ne aveva menzionati stupendamente parecchi in uno dei suoi caratteristici componimenti musicali, pubblicato nella raccolta “Comunicare” del 1994.

Stradinom valenzani
Valenza foto storica

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